In ambito finanziario, il 2009 è stato un anno spartiacque, che tutti ricordano per la grande crisi economica dei mutui subprime, avviatasi alla fine del 2008, ma i cui riflessi si sono potuti tangibilmente sentire solo nei mesi successivi. Quell’anno, però, sui mercati finanziari si affacciò, per la prima volta, uno strumento che, volente o nolente, ha modificato le abitudini di buona parte dei risparmiatori su scala globale: il Bitcoin. E anche il mondo delle criptovalute, conseguentemente, è stato oggetto di attenzione da parte degli investitori.
I sostenitori di questi strumenti finanziari, che grazie alla rete hanno trovato larga diffusione dopo alcune esperienze infelici negli anni ’80 e ’90, affermano che rappresenteranno il futuro, in grado di soppiantare l’establishment finanziario mondiale, accusato, dalla maggior parte degli stessi, di rendere sempre più ricchi i facoltosi e più poveri i bisognosi. Le criptovalute, però, non avendo nessuna Banca Centrale in grado di disciplinarne l’erogazione ed attuare politiche economiche e monetarie, rischiano di essere facile preda della speculazione finanziaria.
Prendendo spunto dal Bitcoin, certamente la criptovaluta più conosciuta e – ad oggi – affidabile, le oscillazioni del prezzo negli ultimi dieci anni sono state a dir poco significative: nessuna valuta fisica, neppure quella di un paese emergente, ha registrato variazioni di valore così elevate, salvo rarissimi casi in cui la nazione alla quale è associata avesse registrato gravissime crisi finanziarie o, addirittura, dichiarasse default. Investire nel mondo delle criptovalute, quindi, implica l’assunzione di un rischio, certamente non basso, da parte di chi le sottoscrive.
Non per questo, però, sono da considerare da evitare “tout-court”. In un portafoglio diversificato in termini di asset allocation, in grado di tollerare un rischio medio o medio-alto, può rappresentare un ottimo coadiuvante per migliorare la performance complessiva. E’ fondamentale, però, bilanciare sapientemente la loro presenza in base alle proprie disponibilità finanziarie: è altamente consigliato, in tal senso, non eccedere oltre il 5% delle proprie risorse finanziarie. Anche se il timing, ovvero il momento in cui acquistare criptovalute, riveste carattere prioritario: considerate le forti oscillazioni, meglio “entrare” in prossimità del termine di una fase ribassista anziché in una rialzista.